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mercoledì 1 marzo 2017

5 amici, una MILF e la sua birra

Quante cose possono succedere attorno ad una pinta di birra? Tra le tante vale la pena raccontarvi questa storia, nata dall'unione amorevole tra alcol e neuroni, e diventata squisita realtà.
Una lontana sera d'estate ero in centro a Lecce dal mio spacciatore di cervogia preferito assieme ad un gruppetto di amici di lunga data; erano gli ultimi giorni della loro permanenza in terra salentina prima di ritornare nei vari punti d'Italia dove vivono per lavorare. Ad un certo punto scatta la memorabilità: ricordando di una bevuta in quel di Londra, uno dei nostri ha tirato in ballo la visione estatica di una signora che ivi festeggiava i suoi primi 40 anni; dato che era molto piacente, nonchè vestita di nero, meritò quella sera l'appellativo (con approvazione anche del manager del locale che si era fermato con noi a bere) di MILF STOUT, giocando con il nome dello stile di birra che stavamo sorseggiando al momento: una milk stout.
A questo punto la scimmietta è partita a razzo (con la R) e abbiano iniziato a fantasticare su una nostra birra a tema. Lo stile della birra era abbastanza classico, mi ci sarei dedicato con calma a buttar giù la ricetta; ciò che in realtà è nato veramente quella sera è stato il disegno dell'etichetta.

Il tutto gioca sul fatto che le prime milk stout del '900, come suggerisce il nome, erano brassate aggiungendo del latte tra gli ingredienti. Questo aumentava il valore nutrizionale della birra tanto che essa veniva commerciata come tonico rinvigorente per gli ammalati o veniva data da bere alle puerpere per stimolare la lattazione. Attualmente al posto del latte si usa aggiungere il lattosio, lo zucchero che naturalmente si trova in esso. Per questo motivo le nostre menti contorte hanno partorito l'immagine di una donna che versa, in una pinta di stout, del latte sgorgante dal proprio seno. Immagine che ha preso vita dalle sapienti mani dell'autrice, Aurora, che ringraziamo con viva e vibrante soddisfazione. 

La ricetta è piuttosto semplice, basata sulla mia stout classica a cui ho dato una drastica modifica al malto base (qui i puristi storceranno il naso) lasciando il pale solo in piccola percentuale. Questa scelta ha portato ad avere al naso un'evidente componente mielosa che va a mitigare le note tostate e torrefatte che si sprigionano all'aroma. Nel bicchiere si presenta di un bruno intenso ed è sormontata da una bella schiuma pannosa color nocciola. Al primo sorso si sente sulla lingua il leggero dolce del lattosio, subito però spazzato via dalla luppolatura; il caffè si sente ma non è predominante e l'erbaceo rende ogni sorso fresco e invitante. Gli abbinamenti consigliati sono i classici (cioccolato e dolci al cacao) ma devo dire che anche sui dolci agli agrumi si comporta egregiamente: esalta il gusto di arance e mandarini e sembra di passeggiare tra le rigogliose fronde di un agrumeto. E se volete un dolce fuori dal coro, è perfetta il birramisù!

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